Il modo in cui pensiamo si ripercuote nel nostro corpo fisico che in quello emotivo, spirituale e di conseguenza, nella nostra esistenza. “Pensare” in modo conscio e inconscio è un atto individuale ma sottoposto a fattori esterni ed interni a noi, condizionanti
In un mondo centrato sulla materialità, su ciò che è subito tangibile, verificabile da un punto di vista logico/razionale, ci rimane sempre più difficile credere che un pensiero inconscio, ovvero, di cui non abbiamo consapevolezza e apparentemente insignificante, ma carico di emozioni, possa condizionare fortemente la materia, il nostro corpo ed inevitabilmente, il nostro modo di pensare, col fine di determinare chi siamo nella nostra vita e quello che riusciamo o non riusciamo ad ottenere dalla stessa.
Mi è già capitato di toccare questo argomento in passato più volte ed oggi vorrei tornarci sopra per fissare ancora di più e spero, sempre in modo comprensibile e facile da seguire come, tutti i nostri pensieri sono reali e come questi hanno un effetto diretto sul nostro corpo e sulla nostra vita.
Questo assunto non può che ricondurci a quanto la neuroscienza da diversi anni sta facendo, riguardo le ricerche nel campo della PsicoNeruroEndocrinoImmunologia (acronimo P.N.E.I.).
E in questa ricerca si è potuto constatare che il cervello rilascia sostanze chimiche che vengono trasmesse al corpo che a sua volta ci da’ il suo feeedback esatto, sotto forma di sensazioni ed emozioni, per cui possiamo affermare che noi siamo nel corpo e nei nostri comportamenti, atteggiamenti, modi di pensare, ecc., il frutto di pensieri consci e inconsci che produciamo.
Ecco che ogni nostro pensiero, produce sostanze chimiche che permettono al corpo di produrre sensazioni e provare emozioni.
In particolare, i pensieri inconsci possono metterci in uno stato piacevole o sofferente, anche senza che ce ne rendiamo conto, consapevolmente, per cui seppur siamo dotati di logica, questa non ci permette di comprenderne la causa. Di certo, la causa c’è, ma visto che parliamo di mente inconscia, quest’ultima la trattiene per sé e non la fa affiorare alla mente conscia.
Spieghiamoci con un esempio.
Chissà a quanti di noi sarà capitato di alzarsi una mattina ed essere felici senza che ci sia una ragione oggettiva in quel momento che possa aver determinato tale sensazione ed emozione. E’ il meccanismo di “causa effetto inconscio“, per cui noi ne prendiamo solo la parte finale e ne viviamo l’emozione e le sensazioni ad essa associate.
Ecco, in questo esempio, chissà per quale ragione, la nostra mente inconscia può essere stata stimolata da qualcosa all’esterno di noi (qualcosa che abbiamo vissuto direttamente o che ci è stato raccontato; qualcosa che abbiamo percepito con i nostri sensi) oppure, qualcosa che abbiamo generato noi stessi, ad esempio con l’attività onirica ma di cui non ricordiamo nulla del sogno fatto.
Questa attività inconscia ha, comunque, solleticato la sfera del piacere, per cui il cervello ha prodotto una sostanza chimica, un neurotrasmettitore, chiamato dopamina, che rilasciata nel corpo ha generato uno stato di benessere psicofisico generale. Tant’è che l’espressione più comune che facciamo può assomigliare a questa: “non so perché ma stamattina sono particolarmente felice e mi sento benissimo“.
E’ conseguenziale immaginare che, laddove questo processo avviene per qualcosa che ha a che fare con il piacere, di controcanto, avviene anche che tale processo può mettersi in moto per produrre sostanze chimiche “tossiche” attraverso la nascita di pensieri inconsci sofferenti, quali ad esempio la rabbia, l’odio, che generano neurotrasmettitori, ovvero, messaggeri sotto forma di neuropeptidi che allo stesso modo producono sensazioni nel nostro corpo corrispondenti allo stato inconscio (negativo) che viviamo, per cui stiamo male, ci troviamo in uno stato di sofferenza.
A questo punto qualcuno potrebbe affermare che, non è vero che non siamo mai coscienti dei pensieri piacevoli o sofferenti che generiamo, per cui può capitare che siamo coscienti di ciò che stiamo pensando, delle nostre emozioni e di conseguenza di ciò che proviamo nel nostro corpo sotto forma di sensazioni.
Il linguaggio della mente inconscia: immaginazione, creatività sensazioni, emozioni
Tale osservazione è, sicuramente, vera. Come è vero che, se costantemente, viviamo uno stato di sofferenza costante, essendone coscienti, avverrà che in futuro, per effetto di connessioni che si susseguono in modo continuativo e ripetitivo nel nostro cervello, questo innescherà un pensiero nella nostra mente “profonda” per cui abitueremo il nostro corpo a vivere, automaticamente (inconsciamente) e costantemente, lo stesso stato di pensiero anche nel corpo e nelle nostre azioni quotidiane. Tale condizione è, altresì, valida per i pensieri legati al piacere. Ora, la domanda è però d’obbligo: “nella nostra società sono più le persone che vivono uno stato costante e continuativo di piacere o di sofferenza?”
Lasciamo ad ognuno la sua personale risposta sulla base di ciò che vive ma se proviamo ad osservare la nostra società, potremmo azzardare, che è più facile che le persone si trovino in uno stato di sofferenza costante che in uno stato di ottimismo e piacere. Diciamo, che sono più i momenti di sofferenza che si avvertono nella nostra società che quelli di piacere. Una dimostrazione, ad esempio, sono il caos e il panico che si sono sviluppati intorno a noi in questi ultimi recenti anni di pandemia, gettando in uno stato di sofferenza tutti noi.
In sintesi, il pensiero crea la sensazione e la sensazione a sua volta crea il pensiero, per cui potremmo definire questa condizione come il nostro “stato d’essere”.
Quindi, potremmo dedurre che la nostra salute psicofisica, è determinata tanto quanto da fattori alimentari, stili di vita, qualità dell’ambiente, attività fisica, buone relazioni, lavoro ed altro ma, molto anche dal nostro modo di pensare inconscio a cui dobbiamo prestare attenzione in partenza con la nostra parte razionale per poi, educare la nostra parte pensante più profonda a produrre i pensieri che desideriamo ed innescare processi biochimici volti più ad alimentare il piacere nella nostra esistenza.
Ciò, però, determina un grande sforzo da parte nostra, perché passare da una “lingua conosciuta”, fatta prettamente di logica e razionalità, dove uno più uno fa sempre due, ad una “lingua sconosciuta” (perché di natura inconscia) dove non è più valido il concetto matematico e logico sequenziale poc’anzi espresso e dove diventa fondamentale appellarsi alla capacità innata immaginativa e creativa della persona, non è una cosa facile.
Dialogare con la nostra mente inconscia, necessità di abilità immaginative e creative che sono già insite in noi ma che la società in cui viviamo, per le ragioni centrate più sullo sviluppo di un pensiero razionale, logico, matematico, testuale, soffoca e non ci permette di sviluppare, per cui dobbiamo farci carico noi di tirarle fuori ed iniziare a prendere confidenza con tali abilità. Occorre, quindi, apprendere la struttura del linguaggio inconscio se vogliamo imparare a condizionare attraverso quest’ultimo, il nostro corpo, ovvero, il nostro modo (stato) d’essere generale.
In tal senso ci sono molte scuole di pensiero, gestite da medici, psicologi, counselor, naturopati ed altri liberi professionisti dell’area del benessere che, attraverso metodi e tecniche convenzionali e non, propongono corsi per gruppi o incontri individuali dove apprendere le conoscenze teoriche a pratiche del linguaggio dell’inconscio che è caratterizzato da una struttura linguistica (codici) che si poggia sulle nostre abilità creative, immaginative e soprattutto sull’utilizzo e la gestione dei nostri sensi (Vista, Udito, Olfatto, Tatto e Gusto) e delle nostre emozioni di base (emozioni primarie) quali, la gioia, la tristezza, la rabbia, il disgusto, la paura o l’ansia, la sorpresa e che sono, indistintamente, condivise da ogni essere umano.
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